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Bellezza al silicone – Estratto dal romanzo Miss Thaimatic, di prossima pubblicazione

Bellezza al silicone – Estratto dal romanzo Miss Thaimatic, di prossima pubblicazione

Quando, qualche ora dopo, Bebe se ne fu andata, ponderai che l’essere scrittore rende ingiustizia a chi frequenta i suoi dintorni artistici, a chi si avventura per i viali nevralgici della sua sensibilità. Dei tre possibili finali suggeriti in Lady Baby Love ce n’è soltanto uno, forse, che si possa dire consono alla Bebe che conosco, la Bebe in carne e ossa, per quanto la conosco. Di regola si scrive per vendetta. Si scrive per rimediare al non sentirsi amati, corrisposti come si vorrebbe. Una verità lapalissiana, un truismo che non meriterebbe ulteriori approfondimenti se non facesse parte di un più vasto paradigma. Gusto estetico e raffinatezze artistiche potranno anche distinguere un nobile scrittore da un macellaio sanguinario, ma i meccanismi psicologici maschili alla base della ricerca del piacere che caratterizzano entrambi li porta a essere, a letto, ugualmente maiali, e a elaborare, attraverso processi mentali pressoché identici, i medesimi pensieri, di norma poco veritieri e piuttosto triviali. Essere convinta, per esempio, la generalità degli uomini che trovarsi nei panni di una ragazza molto giovane desiderata per le grazie del suo corpo sia la condizione più auspicabile del mondo.

Finalmente vedevo che la ricerca di un irraggiungibile ideale di bellezza da parte di Bebe – iniziata con il naso allungato chirurgicamente e portata avanti con i seni gonfiati con il silicone – non aveva niente a che fare con il volersi rendere appetibile agli occhi dei clienti più di quanto già non lo fosse al naturale, mentre aveva tutto a che vedere con se stessa, con la contemplazione della sua immagine riflessa. Dopotutto, le sue lagnanze sui polpacci che giudicava eccessivamente sviluppati, e che ai miei occhi apparivano se mai troppo sottili, la rendevano una perfezionista stregata come milioni di altre donne da una colossale truffa a base di specchi deformanti che ha fatto della bellezza non un soggetto di cui godere collettivamente ma una cosa che bisogna possedere individualmente, possibilmente a discapito di tutte le altre.

Ora mi era tutto chiaro. Bebe voleva che la ammirassi per la sua intelligenza, che le aveva permesso di imparare l’inglese senza studiarlo e consentito di sopravvivere e arricchirsi, diciottenne, lontana dalla famiglia per cinque anni filati in un ambiente sconosciuto e per certi aspetti ostile; voleva che amassi il suo cuore, che l’aveva spinta un’estate in cui aveva guadagnato una fortuna a donare parte dei suoi introiti agli orfani di Samui. Per godere della visione del suo corpo più o meno perfetto, Bebe bastava a se stessa. Al suo narcisismo bastava uno specchio.

Miss Thaimatic © 2018 by Giulio D.M. Ranzanici – All Rights Reserved

 

 

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