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Il Mare

Il Mare

Poi sempre laggiù vide qualcosa che si formava e si espandeva. Un agglomerato di materia immateriale. Cumuli giallognoli e rosati che si andavano aggregando sull’orlo del mare. Un immensa isola rosa. Il diorama di una fiaba senza tempo. Un cammeo precario e mobile come lo sono i sogni, evanescente come la vita stessa.

Ora il giallo era un’ampia stria che si rifletteva sul mare, e all’ orizzonte aveva il colore dell’oro, e il cielo sopra di lei divenne indaco e violetto.
La sconfitta della tenebra.
Ma tra dodici ore, non una di più non una di meno, la notte farà ritorno, e con essa l’annientamento di ogni cosa.

La brezza marina le venne incontro e le agitò i capelli. Li scostò dagli occhi e vide che la superficie del mare fino a quel momento immota aveva preso a muoversi, a incresparsi, e poi la prima onda, alta un dito, arrivò ai suoi piedi e si ruppe sulla rena in uno sciabordio sommesso, argentino, e così pure fece la seconda, non più alta della prima, e altre a seguire, e fu presa da una grande tenerezza poiché vedeva che quelle piccole onde erano creature, erano animali d’acqua che venivano da lei.
E quando ne arrivarono di più grandi, vide che anche il mare, l’oceano infinito, era un essere vivente, un animale di proporzioni incommensurabili che ora si svegliava e stirava le sue membra.

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