Ecco, per esempio, un pomeriggio avevo dodici anni forse tredici, e sono lì che vagolo per le sale di un palazzo del Cinquecento nel corso di una festa in onore di una mia amichetta, pargola dorata dell’altissima nobiltà bresciana. Di sala in sala, di affresco in affresco, di splendore in splendore, capito in una discussione che ha per tema i negri, come venivano chiamati allora. La sorella maggiore della mia amichetta, le cui iniziali sono SS, dice rivolta a un capannello di patrizie e patrizi blasonati Io in una piscina con dentro un negro non ci nuoterei mai.
Davvero? aspiro una boccata della mia North Pole, una lunghissima boccata per prendere tempo e darmi modo di pensare a come trucidarla, quest’inqualificabile nazista.
Davvero! dice lei e ribadisce il florilegio senza cambiare una vocale, neanche recitasse Ovidio.
Esalo il fumo con il cervello rinfrescato dalla mia North Pole, e dovevo avere gli occhi di un demonio.
Vedi SS, dico. Io ti capisco. Ti capisco molto bene.
Lei si sdilinquisce in un sorriso luminoso. E che diamine, fa sempre piacere un associato nella lotta contro i più deboli: non è forse quello che da sempre fa nostra signora madre chiesa servendosi dei colonizzatori, degli sfruttatori, dei suoi raddrizzatori di selvaggi?
Vuoi sapere perché ti capisco, duchessina. A questo punto anche il mio sorriso è da demonio.
Perché? fa lei tutta giuliva.
Perché, brutta cagna, col cazzo che io ci nuoterei in una piscina con dentro te, proprio col cazzo, altezza. Giro i tacchi e me ne vado sculettando e mi immergo nella festa tutto festoso.
Ora, la triste storia, la triste storia è che passavo per essere io quello cattivo. Certo, avevo gli occhi e il sorriso di un lucifero, e avevo la lingua a bisturi e l’uccello sempre pronto, e tutto questo per fortuna ce l’ho ancora, ma ero buono e lo sono sempre, che sua grazia SS se ne compiaccia o meno.
© 2018 by Giulio D.M. Ranzanici
All Rights Reserved
Aggiungi commento