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La piscina

La piscina

Il giorno prima, quando dopo la tempesta il cielo tornò a mostrarsi azzurro, l’uomo dai molti nomi venne via dal gazebo insieme alla sua ombra, e l’ombra gli scivolava accanto come una fiera mansuefatta ma non del tutto. Certo, si deformava per assecondare le ondulazioni del terreno e tremolava nel riprodurre le esitazioni del suo passo, ma aveva, quell’ombra, anche moti suoi propri, autonomi e ribelli. Non sempre assecondava i movimenti dell’uomo cui apparteneva per statuto: a volte si muoveva fuori tempo, anticipandolo.

L’uomo tagliò a destra e si insinuò nell’interstizio tra due edifici, e com’era naturale la sua ombra scomparve assorbita dalle ombre delle case e poi riapparve quando lui sbucò sulla Beach Road di Chaweng, dove per il momento se ne stette buona buona al suo fianco sotto lo sguardo cieco dello stupa sulla collina antistante all’aeroporto.

Per un po’ Victor si incantò a guardare il monumento dorato, torreggiante come un missile quasi rosso nella luce del tramonto, poi ebbe un tuffo al cuore e si guardò attorno. Rubata, gliela avevano rubata. Ma poi realizzò di aver lasciato la spiaggia anticipatamente rispetto a dove aveva parcheggiato, perciò la moto non poteva essere nel punto in cui si era aspettato di trovarla ma più avanti, così proseguì lungo la via. Passò davanti al Library, andò oltre, poi tornò indietro, ubbidendo a sua insaputa alla sua ombra che aveva già fatto dietro front e lo aspettava sulla soglia. Victor si specchiò nei cristalli affumicati della Library e si ravvivò le chiome, come una donna, quindi varcò la soglia e si fece avanti nel gioco di luci e ombre degli arredi bianchi e neri disposti analogamente a una scacchiera le cui tessere fossero catafalchi e piastrelle da obitorio. Un cameriere in uniforme anch’essa bianca e nera accorse sprizzando approvazione e felicità infinite, come se quell’uomo seminudo fosse un naufrago o l’unico superstite di una catastrofe di immani proporzioni, e lui lo stesse aspettando da molto tempo. Era il genere di accoglienza di cui Victor aveva bisogno, e ne aveva bisogno per sentirsi se non vivo e umano di per sé, perlomeno ricco e riconosciuto in quanto tale. Scortato dal cameriere e dalla sua irradiazione di sorrisi, mosse tre passi a testa alta verso un tavolo nero e opaco come tutti gli altri, poi la vide e si pietrificò.

Qualcosa che non va, signore, disse il cameriere tradendo con la precisione della sua pronuncia inglese le sue origini birmane.

La piscina, disse Victor con occhi vitrei.

È nella lista delle dieci piscine più bizzarre al mondo, sa. Il colore rosso dell’acqua è dovuto al particolare tipo di cotto delle mattonelle del rivestimento e.

Victor non ascoltava. Fissava l’acqua scarlatta di là della parete di cristallo e vedeva l’onda di sangue spandersi dal cranio di Eleonora.

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