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Sedurre con le onde

Sedurre con le onde

Se avvertite che potrebbero interessarle certi argomenti acculturati, fatela finita con i balzi quantici ormai fuori moda e affidatevi all’ultimo grido delle onde gravitazionali. Tra una portata e l’altra, buttate lì il nome di Einstein che fa sempre bella figura e rimarcate che dio non gioca a dadi con l’universo, benché nessuno possa dire, ditele, cosa ci faccia dio con l’universo (sempre che dio, sorridete, sia in circolazione in questo o in un altro universo). Alzate gli occhi al cielo e accennate al multiverso, e versatele del vino. Fatene cadere una goccia, intingete il dito e sfiorate prima la sua nuca, poi la vostra. Ditele che il collasso casuale della funzione d’onda è un dato di fatto, oggi, quindi la fortuna esiste, e allungate alla sua bocca la forchetta con una punta di branzino. Citate Bohr e citate Capra e il suo Tao della fisica, dopotutto un libro molto degno, ditele. Aborrite la New Age. Aborrite la scienza. Aborrite a prescindere. Ditele che amate l’umanità astrattamente intesa ma che odiate le persone in carne e ossa, eccetto alcune, e nel mentre carezzatela con la brezza sollevata dal battito delle vostre ciglia.

Usate la scienza per imbrogliare la scienza, poiché la scienza dell’ultimo ventennio, ditele, somiglia sempre più alla religione e la religione somiglia sempre più a una donna, o al suo archetipo quale che sia. Fate cadere il tovagliolo, guardatele le gambe e complimentatevi con le sue scarpe. Energia oscura, materia oscura. Termini degni di negromanti medievali, altro che scienza, ditele. Dogmi e teorie, supposizioni, fantasticherie, qualche indizio e nessuna prova. Preti e scienziati brancolano nel buio, ditele chiudendo gli occhi. Anche i maghi, se è per quello, ditele anche questo, e mentre lo dite riaprite gli occhi e sorridete ma non troppo.

La vita è mistero, la donna è mistero, tutto è mistero, diteglielo pure, è banale ma vero, quindi val la pena di dirglielo, ma non ditele che tra tanti misteri vi tormenta quello di come slacciarle delle scarpe così vertiginosamente elaborate. Un tormento inutile, dopotutto, perché di lei, siate sinceri almeno con voi stessi, di lei non vi importa nulla, nemmeno la volete. Tra una portata e l’altra inviatele piccole onde di baci gentili, leggeri, antigravitazionali come le onde di cui le avete parlato. Incantatela, stregatela, baciatela non in macchina ma fuori, in piedi, sotto a un lampione, che piova o che non piova, che la luna sia a pezzi o intera o nuova, e poi lasciatela, lasciate lei e lasciate la scienza. Tornate a casa e tornate a voi stessi. Tra tante galassie remote, anche la cena, persino quelle scarpe – ineffabili illusioni di piccoli maghi, di noialtri apprendisti stregoni, demoni dilettanteschi che amano star soli nel letto a pensare all’universo e al piacere di sedurre per sedurre.

 

 

Porta Venezia, 17 ottobre 2017 /26 ottobre 2018

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