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Sette figlie

Sette figlie

Ho sette figlie.
La prima sta sempre in casa a ricamare, sbiadita e inconsistente come il vano di una vecchia porta. Ammiro la sua abilità nell’attraversare le pareti in silenzio anche quando sospira. Non mi piacciono i suoi occhi collosi e malati. Quando i nostri sguardi si incrociano mi ammalo un po’ anch’io. Forse è il senso di colpa che la spinge a prendere quei suoi occhi giallastri e a posarli insieme alle dita sul brutto fiore che sta ricamando.
La seconda figlia è piena di vita. Se evitasse di ostentarlo, mi sentirei meno vecchio. È ciarliera e un po’ falsa, perciò sono paternamente geloso di quello che tace e ragionevolmente dubbioso su quello che dice. Ha seni grandi e molli e quando li incontro essi assumono un’aria interrogativa, la stessa dell’amico dell’amico che a casa dell’ospite non fa che domandarsi a chi deve appartenere.
La terza figlia porta i tacchi alti per assumere l’andatura di chi vuole darsi a intendere di essere una donna realizzata. Vive senza un perché e di molti per me! Quando mi parla fingo che il fumo della sua sigaretta mi entri negli occhi. Così ho un alibi per non guardarla e una scusa per indossare un’espressione di rimprovero. Se il fumo è fitto riesco anche a piangere ma senza sollievo.
La quarta figlia è concertista. Se fossi al posto suo non metterei il biglietto della prima sotto il mio piatto sul tavolo da pranzo. Lei lo fa confermandosi un genio al pianoforte e una nullità altrove. Mentre assisto alle sue esecuzioni siedo in platea un po’ di sbieco con il busto orientato nella direzione opposta a quella della testa e guardo verso di lei. Dalla fissità del mio sguardo lei trae approvazione mentre studiarla di traverso dà corpo al mio disprezzo.
La quinta figlia è una drogata. Quando incontro i suoi occhi lei li abbassa gentilmente come una bambola che viene coricata e a piccoli scatti ruota le braccia nude fino a mostrarmi i gomiti. I suoi tentativi di clandestinità somigliano ai miei. Credo che voglia morire in fretta per nascondersi meglio. Come potrei darle torto?
La sesta figlia è brutta e ama molti uomini. Perciò in paese dicono che è una puttana. Il che secondo loro è immorale. Io non me ne curo perché se fosse un bell’uomo direbbero che è un dongiovanni. Il che secondo loro sarebbe ammirevole. È tanto incauta quanto gravida. Il senno di poi le fa levare il bambino che io non vedo mai. Quando incrocio il suo sguardo lei lo sostiene sorridendo perché pensa che se non fossi suo padre mi potrebbe avere almeno per una notte. Io lascio che ci creda perché la bruttezza è avida di conferme. Mi chiedo se il bambino che poi abortirebbe sarebbe mio figlio o mio nipote.
Della settima figlia potrei dire che ama i cani i cavalli le scarpe. Oppure che è l’unica figlia che ho veramente. Ma siccome non si può avere veramente nessuno anche questa è un’apparenza di figlia.
Ecco, queste sono le mie sette figlie.

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