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Il viaggio

Il viaggio

…Era la prima volta che Luughita lo vedeva di persona. Una distesa senza case alberi persone.
Una landa senza sponde, senza canne in superficie, e niente rive d’erba su cui distendere coperte.
Una plaga desolata, sconfinata, agitata da insensate ondulazioni e riccioli di schiuma.
Il sole del tardo mattino scomposto in una miriade di piccoli soli sfolgoranti in superficie.
Tra le strisce turchesi e blu, creature guizzanti si intuivano, e più sotto, cupi mostri lanceolati.
Un abisso denso, buio come le ciocche strapazzate da raffiche salmastre, quasi piccanti.
Quella cosa dondolava ovunque, arginata soltanto dalle murate, e non c’era di che fotografarla.
Flutti andavano e venivano, e non capiva perché. Altri flutti invisibili e metallici vibravano sotto i piedi.
Con qualche istante di ritardo riproducevano nella dimensione tattile le sonorità ritmiche dei motori diesel.
Le vibrazioni rugginose le risalivano lungo i fasci nervosi e riverberavano nel cervello affaticato.
Uthai Thani/Surat Thani. Un giorno e una notte di viaggio contro le quindici ore previste. Bus di seconda classe, niente condizionatore, una fornace.
Tre fermate in tutto, sempre sotto il sole, giusto il tempo di accucciarsi per pisciare al riparo di un mango o di un banano, e nemmeno l’ombra vegetale le aveva dato un’ombra di sollievo.
La notte, accampata in un piazzale insieme agli altri passeggeri per un guasto al motore, stesa a terra a dormicchiare con la testa sul suo sacco.
Poi di nuovo in marcia nella luce cruda dell’alba, stridente con il caldo già feroce…

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