Se accenni agli insegnamenti salienti del buddhismo, e l’interlocutore ti interrompe dicendo qualcosa come Ah, i buddhisti cosa vuoi che ne sappiano loro che non calpestano i prati per non schiacciare le formiche e i fili d’erba… se accenni ai valori universali della benevolenza e della compassione e il tuo interlocutore ti interrompe per dirti che sono discorsi da buonista comunista giacché negri, zingari e omosessuali non meritano alcuna compassione, benevolenza tantomeno… se stai condividendo le quattro informazioni di cui sei venuto a conoscenza in merito ai buchi neri che divorano frammenti di galassie e stelle e corpi planetari e piegano lo spazio-tempo circostante prima, durante e dopo i relativi processi digestivi, e il tuo interlocutore salta su con un I buchi neri li trovi nei viali adiacenti alla stazione… se ti soffermi sulla sensibilità da savant di Proust e il tuo interlocutore ti chiede se ti riferisci al Prost che correva in formula uno, e sottolinea la tua ignoranza data dal fatto che nemmeno sai pronunciarne correttamente il nome…
Se una o tutte queste situazioni ti riguardano o ne hai vissute di altre analoghe o di altre diverse ma che ti lasciano sempre in bocca lo stesso sapore amaro, potresti speculare che in un mondo in cui il valore di ciascuna vita umana fosse identico a quello di qualsiasi altra vita umana, e il rispetto che si dovesse al re lo si dovesse al più umile dei suoi sudditi, ebbene anche in questo mondo ideale, la varietà degli apparati percettivi e cognitivi sarebbe tale, i differenziali di mezzi, e di cultura, sensibilità, sviluppo spirituale sarebbero comunque tali che mentre tu sussurri nel microfono di un sofisticato dispositivo al plasma, ci sarà sempre qualcuno che ti urla addosso sbraitando in una scatoletta liberata dal tonno collegata con un pezzo di spago a un’altra scatoletta simile.
Sto con questo dicendo che tra gli uomini esistono differenze a livello individuale?
Sì.
Sto dicendo che, di conseguenza, un uomo può ritenersi superiore a un altro uomo e che dovrebbe in quanto tale essere trattato diversamente?
No. Tutto il contrario. Fragole e patate sono ugualmente vive e ugualmente meritevoli e importanti per sé stesse e per la sopravvivenza di più d’una specie animale. Nondimeno, pur rispettandosi a vicenda, fragole e patate, non dialogano, non si confrontano, procedono per la loro strada verso la maturazione seguendo i loro percorsi naturali, ciascuna il suo. Lo stesso vale per pinguini e antilopi, squali e usignoli, e via dicendo. A quanto sappiamo, tali creature non comunicano tra loro, e non potrebbero farlo senza farsi in qualche modo male, terribilmente male.
Certo, si potrebbe obiettare, gli va bene ai pinguini e alle antilopi, a loro non tocca vivere gomito a gomito come invece tocca a noi umani, ci piaccia o meno. Vero, talmente vero che, una volta soddisfatti i bisogni di sopravvivenza, credo sia proprio questa la più grande sfida cui l’essere umano è chiamato a affrontare: che si tratti di genitori e figli o parenti e amici, che si tratti di appartenenti a correnti politiche conflittuali o di membri di movimenti confessionali divergenti, che si tratti del colore della pelle o di orientamenti sessuali o di minoranze etniche, il punto è sempre quello: imparare a convivere con chi si reputa diverso da sé senza perciò doverlo necessariamente odiare mortificare perseguitare fino all’annichilimento. Tanto facile a dirsi quanto difficile a farsi: la storia insegna. Difficile, però possibile, a patto di raccogliere la sfida, una sfida che per avversario, dopotutto, non ha altri che noi stessi.
Giulio Ranzanici, 15 agosto 2019
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